30/01/2024

Gli ascolti di...novembre e dicembre 2023

E così siamo arrivati alla fine di questo 2023 carico, anzi, stracarico di buona musica. Ho deciso di accorpare gli ultimi due mesi dell’anno in un post solo vista la scarsa quantità di dischi usciti, ma fidatevi, che c’è della roba buona.

Autarkh — Emergent

Genere: Experimental Black Metal

Copertina a cura di Arno Frericks
Secondo disco per gli olandesi Autarkh, due anni dopo il buonissimo Form in Motion. Questa volta i nostri, nati dalle ceneri dei fantastici Dodecahedron, dopo la bordata estrema del primo disco, vogliono dare più risalto alla parte elettronica e “contemporanea” del loro sound, con un disco che somiglia tanto alle sonorità industrial/elettroniche dei Fear Factory. Emergent per me soffre di due cose: gli acuti di di Michel Nienhuis che trovo fastidiosissimi (molto meglio il suo scream e la voce in clean basso) e in generale il confronto con il predecessore che mi sembrava più ispirato. Non un brutto disco, ma possono fare decisamente di meglio: lo consiglio comunque a chi è orfano dei Fear Factory e cerca sonorità “futuristiche”.
Potete acquistarlo dal loro Bandcamp


Cirkeln — The Primitive Covenant

Genere: Black Metal

Copertina a cura di Ted Nasmith
 
Terzo disco della one man band svedese Cirkeln, progetto del solo Våndarr che torna alla carica dopo il folgorante A Song to Sorrow dello scorso anno, un gran lavoro di Black Metal melodico, fortemente anti-fascista. In questo The Primitive Covenant la parola d’ordine è proprio “primitive”, siamo sempre in territori Black Metal, ma parecchio sporcati da un’anima punk rozza e battagliera…un po’ come quella che si sente in dischi del periodo punk dei Darkthrone, Circle The Wagons su tutti. Un bel disco che dimostra come Cirkeln sia uno dei progetti più interessanti usciti nel calderone RABM degli ultimi anni.
Potete acquistarlo dal suo Bandcamp
 

Fiori Del Male — Con un Grido Entrerò nell’Ombra (🐐)

Genere: Experimental Black Metal

Copertina a cura di Hans Hartung


Poco e nulla si sa dei Fiori del Male, progetto tutto italiano (direttamente da Brindisi) del duo composto da Tristu alle batterie e da Nero che si occupa di strumenti e voce. Debuttano all’improvviso con questo Con un grido entrerò nell’ombra, entrando nel nutrito insieme del Black Metal sperimentale e atonale, con testi liberamente adattati da L’Arcangelico di Bataille. Tutto davvero interessante, mi hanno ricordato sotto certi versi i Krallice e in generale quel tipo di Black Metal decisamente incatalogabile. Da tenere d’occhio!

Green Lung — This Heathen Land

Genere: Stoner/Doom Metal/Rock


 
 
Terzo disco per i britannici Green Lung, tornati dopo l’ottimo Black Harvest uscito due anni fa. Questo This Heathen Land esce per la tanto discussa Nuclear Blast…che per fortuna non “plastifica” troppo come è solita fare, anzi, la produzione è ottima, ma per un disco Stoner/Doom preferisco qualcosa di più sporco e grezzo. Magari sono gusti miei, non lo so, ma in ogni caso This Heathen Land è un buonissimo disco e un passo in avanti nell’evoluzione del combo inglese…solo che, per quanto ci siano ottime canzoni, tipo Mountain Throne su tutti, però preferisco che l’occulto “puzzi” davvero di occulto. Non so se mi spiego.
 

Ildskær — Blod & Jern

Genere: Black Metal

Il quadro è “La Battaglia di Ais” del pittore Wilhelm Camphausen (1818–1885)
Dopo il primo (e bellissimo) Den Rædomsde Nat e l’EP dell’anno successivo, tornano i danesi Ildskær con Blod & Jern (che in danese vuol dire “sangue e ferro”) e il loro Black Metal a tema storico. A questo giro i nostri narrano della seconda guerra dello Schleswig tra l’allora Prussia e la Danimarca del re Cristiano IX. Adoro quando il Black Metal narra del folklore delle terre di provenienza del progetto, o in questo caso della storia, e Blod & Jern non fa eccezione. Non raggiunge i livelli della prima fatica dei nostri amici danesi, complice anche una produzione che ho trovato un po’ troppo impastata per i miei gusti, ma come diceva qualcuno “il secondo album è sempre quello più difficile nella carriera di un’artista”. In ogni caso è un disco che consiglio agli amanti del Black Metal con i mid-tempo.
Potete acquistarlo dal loro Bandcamp

Kvelgeyst — Blut, Milch und Thr​ä​nen

Genere: Black Metal

Copertina a cura di Master T. e Valkenstijn
A quattro anni dal debut Alkahest (gran disco), tornano i Kvelgeyst, gruppo che fa parte del collettivo svizzero dell’Helvetic Underground Committee (quelli degli Ungfell, per intenderci) e dediti ad un Black Metal “rurale” e abbastanza fuori dagli schemi. Questo Blut, Milch und Thränen (trad. Sangue, Latte e Lacrime) parla delle disavventure di un’alchimista che, dopo alcune visioni, cerca di ottenere l’unio mystica grazie ad un aiutante, ma mano a mano le cose vanno male e gli si ritorcono contro. Di questo disco ho apprezzato molto l’uso del sassofono e certe soluzioni musicali che mi hanno ricordato i belgi Lugubrum, a proposito di band Black Metal decisamente pazze, ma per il resto ho trovato molto più ispirato il precedente: non un brutto disco, ma onestamente non mi ha preso più di tanto.
Potete acquistarlo dal loro Bandcamp
 

Panopticon — The Rime of Memory (🐐)

Genere: Atmospheric Black/Folk Metal

Copertina a cura dello stesso Austin Lunn e la moglie Bekah Lunn
È tornato il buon Austin Lunn con il progetto Panopticon, personalmente uno dei miei progetti Black statunitensi preferiti. A due anni dal buonissimo …And Again Into the Light, album veramente struggente e non solo perché è stato composto in tempi di pandemia, arriva questo The Rime of Memory, che leggendo le note di Lunn su Bandcamp è un disco a proposito del cambiamento climatico e dell’impatto che ha sulla natura, ma anche della vita di ogni essere umano e del percorso che ci porta dalla nascita alla morte. Mai banale lui. Così come non è mai banale la sua musica, a questo giro più furiosa e tipicamente Black del solito, ma che dall’altalenante The Scars of Man eccetera incorpora sempre più strumenti tipici del folk e del country statunitense, come pedal e lap steel. The Rime of Memory è un disco mediamente lungo, siamo sull’ora e un quarto, con cinque pezzi (intro a parte) tutti superiori ai 9–10 minuti, ma ne vale assolutamente la pena: uno dei migliori lavori di Lunn a livello compositivo, anche e soprattutto per l’utilizzo dei crescendo a mò di Post-Rock ovviamente adattati al contesto dell’Atmospheric Black. Senza dubbio il miglior disco uscito a novembre e non mi sorprenderei vederlo comparire nelle classifiche dei migliori dischi dell’anno.
Potete acquistarlo dal suo Bandcamp
 

Spider God — The Killing Room (🐐)

Genere: Melodic Black Metal

Copertina a cura di…non si sa
Improvvisamente e dal nulla, nella notte di natale il buon G. tira fuori questo The Killing Room, secondo disco del progetto Spider God, dopo l’eccellente debutto Fly in the Trap dello scorso anno. Stando alle note del suo Bandcamp, questo disco fa parte di un concept in due parti a proposito di Faustus, un ex membro della band che è scomparso in circostanze misteriose dopo essersi appassionato ad un gioco online mortale chiamato “Possess the Devil”: molto originale come idea, a continuazione del concept del precedente, anch’esso legato al true crime. A livello musicale questo disco è la conferma del talento di G. e delle sue ottime intuizioni a livello melodico, e vi dirò, in certe soluzioni di alcuni riff ci sento pure il lavoro che faceva Valfar nei Windir: tipo in Roku San. Uno degli ultimi colpi di coda di un 2023 davvero dall’alto tasso qualitativo.
Potete comprarlo dal suo Bandcamp
 

Tetragrammacide — Typho​-​Tantric Aphorisms From The Arachneophidian Qur’an

Genere: Black/Death Metal/Noise

Il dipinto è “Kali-Nuit on Tesseract-Ka’aba” di Orryelle Defenestrate
Secondo disco per gli indiani (!!!) Tetragrammacide, uno dei nomi di punta del War Metal negli ultimi anni. Typho-Tantric Aphorisms è il loro secondo disco, pieno di titoli talmente lunghi che i Nile in confronto sono dei poeti ermetici…ma anche dei pacifisti, visto quanto LEGNANO i Tetragrammacide in questo disco che, a parte un’intro noiseggiante, è una compilation di pagnittuna in pieno volto. Piccola nota: kudos al batterista italiano Davide Bilia degli Antropofagus, autore di una prestazione dietro le pelli tanto brutale quanto chirurgica
Potete comprarlo dal Bandcamp di Iron Bonehead Productions
 


Troll — Trolldom

Genere: Symphonic Black Metal

Copertina a cura di Ksenia Hinderson
Dopo ben tredici anni dall’ultimo full Neo-Satanic Supremacy, e tre dall’EP Tilbake Til Trollberg, tornano i Troll di Nagash, uno dei gruppi cardine del Symphonic Black Metal norvegese, formati dallo stesso Nagash quando era appena quattordicenne, capace di sfornare una demo eccezionale come Trollstorm Over Nidingjuv e un buonissimo debut come Drep De Kristne. Sottinteso: molto probabilmente conoscerete Nagash più per i The Covenant di Nexus Polaris…oltre che per gli stessi Kovenant con la K di Animatronic. In ogni caso, veniamo a questo nuovo Trolldom: un buon disco nella media con qualche picco, tipo Angerboda, che farà la felicità degli amanti del Symphonic Black molto tastieroso. Credo che alle porte del 2024 ci siano progetti più interessanti nel genere, ma alla fine fa piacere sentire il ritorno di una band tanto seminale quanto importante.
Potete acquistarlo dal Bandcamp di Polypus Records
 

Vargrav — The Nighthold

Genere: Symphonic Black Metal

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Copertina a cura di Johny Prayogi
A quattro anni dall’eccellente Reign in Supreme Darkness torna Vargrav…che fra l’altro ho scoperto giusto in questi giorni che nel gruppo sono entrati in pianta stabile alle tastiere nientepoppòdimenoche Henri “Trollhorn” Sorvali e alla batteria Marko Tarvonen dei Moonsorrow, oltre al dottor Werwolf dei Satanic Warmaster. Pazzesco, l’all-star del Black Metal finlandese. In ogni caso, se il precedente prendeva a piene mani dagli Emperor di In the Nightside Eclipse (e sta minchia mi viene da dire), questo mi sembra più vicino ai Dimmu Borgir, ma senza la produzione plasticosa demmerda Nuclear Blast, anche se qualche traccia di Emperor-ismo c’è: tipo in Chalice of Silver Blood c’è un riff di chitarra che molto quello di The Majesty of the Nightsky. Nerdate a parte, The Nighthold è un buon disco che non raggiunge i livelli dell’epicissimo precedente, o del primo Netherstorm, ma che merita un ascolto, soprattutto se siete fan di certo tipo di Symphonic Black anni ’90. L’unica cosa che avrei evitato sono le due strumentali messe a caso nel disco: un po’ di minutaggio in meno avrebbe giovato.
 

Void — Jadjow (🐐)

Genere: Avant-Garde Black Metal

Il dipinto è “Wandus: I think therefore I am” di Laura Weston
Quarto disco per i Void, nati da una costola dei Dødheimsgard (vi suona il bassista Lars Emil Måløy, per dire) e si sente tantissimo. Siamo sui territori non solo della band “madre” ma pure sul sound di Ved Buens Ende e Fleurety…tipo tre dei miei gruppi preferiti di sempre, insomma. Però devo dire che ci sento anche un po’ i migliori Hail Spirit Noir, quelli di Oi Magoi, soprattutto nel cantato. In ogni caso, Jadjow è un gran bel disco, e oserei pure il mio preferito uscito a dicembre: sarà perché questo tipo di Black Metal pazzo è la mia tazza di tè, ma comunque lo straconsiglio ai fan dei gruppi citati e a chi ha voglia di ascoltare robe “unconventional”, dove la forma-canzone è inesistente.
Potete acquistarlo dal Bandcamp della Brucia Records
 

 

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